Retro rock coi lustrini, stavolta ispirato soprattutto a Marc Bolan. I Biters sanno ciò che fanno e lo fanno bene, pur consapevoli che non basterà per emergere dall’underground.
Il nuovo, imminente disco dei Biters s’intitola The Future Ain’t What It Used To Be. Volontaria o no, l’ironia del gruppo americano – da più parti etichettato come “retro rock”, senza troppi margini di errore – è apprezzabile. D’altronde i quattro di Atlanta hanno sempre giocato a carte scoperte, emulando nel suono e nel look i propri eroi degli anni ’70 (tra cui Thin Lizzy, Cheap Trick e il David Bowie più glitterato).
In questo caso l’oggetto del loro omaggio sono palesemente i T. Rex e gli Slade, rievocati con uno squadratissimo ritmo marziale e un gusto melodico di quelli che, comunque, non trovi nel sacchetto delle patatine. Fra dodici mesi circa, Stone Cold Love potrebbe essere una delle canzoni ideali per celebrare il ventennale di Velvet Goldmine.
I Biters sanno ciò che fanno e lo fanno bene; sanno anche che nel 2016 non basterà per diventare ricchi e famosi come i loro idoli, ma a volte le cause perse sono le sole per cui vale la pena di combattere.