I Desperate Journalist possiedono un gusto pop quasi irresistibile: possiamo serenamente smettere di catalogarlo come “post-punk” e passare al termine “bella musica rock contemporanea”.
Premesso che non si sta parlando dello pseudonimo del sottoscritto al bar degli amici (il nome del gruppo è uno sfizioso omaggio ai Cure, piuttosto), il secondo disco del quartetto inglese – Grow Up, previsto a marzo – promette bene. Nel suono dei Desperate Journalist ci sentiamo un’ispirata eco di Smiths che fa sempre bene, in qualsiasi stagione e a qualsiasi latitudine. Nella voce di Jo Bevan ci sentiamo degli echi di Dolores O’Riordan e Björk, ma forse abbiamo esagerato col Biancosarti a capodanno. E a proposito del veglione, la stessa cantante ha dichiarato che «Resolution è stata scritta in una stanza di albergo dopo una festa di fine anno, mentre mi sentivo particolarmente strana , incapace di bere e sotto l’effetto di tanta codeina». Qualsiasi cosa significhi, i londinesi possiedono un gusto pop quasi irresistibile. Possiamo serenamente smettere di catalogarlo come “post-punk” e passare al termine “bella musica rock contemporanea”.