Zeal & Ardor intende fondere la spiritualità e le istanze dei canti gospel col muro del suono del metal. Sulla carta potrebbe sembrare una pagliacciata, ma all’atto pratico funziona bene.
«American slave and black metal». «Spiritual Black Metal Blues». «Django sacrifica una capra sul palco mentre s’innalzano intimidatori canti di schiavi e stridenti giri di chitarra bruciano sul fondo». Ufficiali e non, si stanno già sprecando le definizioni per descrivere Zeal & Ardor. Un giochino lecito perché il progetto intende fondere la spiritualità e le istanze dei canti gospel col muro del suono del metal più o meno estremo, non senza altre contaminazioni sparse qua e là. Sulla carta potrebbe sembrare una pagliacciata, ma all’atto pratico funziona bene; d’altronde Manuel Gagneux proviene da New York, dove di sperimentazione artistica se ne intendono (dateci dei folli, ma ci piace pensare che Alan Vega dei Suicide avrebbe apprezzato). L’importante, nelle parole dello stesso Gagneux, è ribellarsi contro l’imposizione della cristianità. Per stupire i commensali al cenone di San Silvestro, ora avete la colonna sonora ideale e gli argomenti migliori.
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