Siamo dei gran cinici, però ci piace sapere che da qualche parte nel mondo c’è qualcuno capace d’incidere canzoni tanto dolci e naif.
Non si capisce se è la voce di una bambina o di una donna. Se è un pezzo pop o folk. Se si parla di autorealizzazione o di un’esperienza esoterica. Si capisce che è un pezzo di Valerie June ed è quindi interessante, quasi per definizione diremmo. Dopo l’ubriacatura di «organic moonshine roots music» di Pushin’ Against a Stone, la cantante venuta su nel Tennessee a dosi massicce di folk e soul cambia rotta, distanziandosi un pochetto dall’amata musica delle radici. Questa l’ha scritta per una collaborazione con i Massive Attack che non s’è mai concretizzata. Ha qualcosa di tenero e cosmico. Ci sono segni da seguire, paure da superare e un ballo da fare nella stratosfera. Siamo dei gran cinici, però ci piace sapere che da qualche parte nel mondo c’è qualcuno capace d’incidere canzoni tanto dolci e naif.