Ascoltiamo il nuovo Nine Inch Nails con piacere e rispetto, ma ci chiediamo anche: Reznor riuscirà mai a stupirci un’altra volta?
Un paio di mesi fa elogiammo la vena «alternativa ma non troppo» di Trent Reznor e Atticus Ross, in occasione del documentario Punto di non ritorno - Before the Flood. Oggi li ritroviamo con l’EP Not the Actual Events e, qui, i NIN sembrano gli Swans che si scambiano i regali di Natale coi Godflesh (questa canzone NON è del tutto rappresentativa dell’intero lavoro, a scanso di equivoci). Un suono sporco, granitico e reiterato che appartiene chiaramente al retroterra della band e che seppellisce una linea melodica comunque orecchiabile, a suo modo. Oddio, conoscete già Broken, The Downward Spiral, The Fragile eccetera: che ve lo diciamo a fare? Se fossimo nel 1993, dalla gioia ci tufferemmo nudi nelle acque gelide del Potomac. Nel 2016 ascoltiamo il tutto con piacere e rispetto, ma ci chiediamo anche: Reznor riuscirà mai a stupirci un’altra volta? Il discorso sarebbe lungo e complesso, ma abbiamo le lasagne in forno. Auguri!
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