Saremo mica come gli abitanti della Dannata, la città in cui per sortilegio gli offesi sono grati a chi li offende? La risposta è avvolta in un enigma nascosto in un mistero contenuto nel nuovo mantra folk di Cesare Basile.
Un testo in dialetto, anzi in lingua siciliana. Un suono arcaico e a suo modo moderno. Una specie di blues mediterraneo dal carattere semplice e ipnotico di certa musica nordafricana, perfetto per musicare una canzone titolata Sortilegio basata sulla ripetizione della parola “pinsata”: «Gli è venuta una bella pensata, ah che pensata, gli è venuta proprio una bella pensata ai padroni». Questo mantra folk annuncia l’album U Fujutu su nesci chi fa? in uscita a fine febbraio. «Questa» ha detto Basile del disco «è la storia della Dannata, la città in cui per sortilegio gli offesi sono grati a chi li offende. La storia della tromba d’aria che viene a distruggerla, la storia che si racconta quando una donna si fa scuro e tempesta per giustizia o per vendetta. La vigilia, la sorte imprevista, i passi di un bastone che ruota nella quiete, il gioco dell’oca della rivolta, il fuoco dello sconfitto deriso e beffato financo dal demonio. È storia narrata agli angoli delle piazze dalla voce consumata di un vecchio cuntista. Ed è la paura, il nostro insoddisfatto bisogno di consolazione».