Talking ‘bout her g… g… generation. La canzone del giorno è di Weyes Blood, un inno alla capacità della Generazione Y di accettare la realtà.
Sopravvivremo agli anni ’10? Forse no. Lo dice Natalie Mering, ovvero Weyes Blood. Il timbro limpido da folksinger d’altri tempi e l’atmosfera impalpabile amata dalle cantanti che negli anni ’80 strizzavano l’occhio alla new age le servono per scrivere un inno alla capacità della Generazione Y di accettare la realtà. Affronteremo la catastrofe serenamente, afferma col volto illuminato dalla luce dello schermo di uno smartphone. E lo dice bene, perciò le si crede. Chiamatelo folk cosmico per l’era dell’iperconnessione, se vi va. E insomma, questa è una canzone sulla capacità di accettare il grande caos che ci circonda e «cavalcare le onde del cambiamento». Anche se in fondo resta un sentore di morte e a un certo punto Mering si trasforma chissà come in Enya e chiede perché si campi una volta sola. Ah, le ingiustizie della vita: i maledetti baby boomer ne hanno vissute tre, di esistenze, e tutte eccitanti. I millennials hanno solo questa, ed è un bidone.