Canzone dopo canzone, disco dopo disco, concerto dopo concerto, i Dropkick Murphys sono riusciti a diventare i Pogues del New England. Angelo Mora spiega che c’entrano i Social Distortion, Johnny Cash e… Nonna Papera.
Disco dopo disco, canzone dopo canzone, concerto dopo concerto (soprattutto): alla fine i Dropkick Murphys ce l’han fatta, a diventare i Pogues d’oltreoceano. Con meno talento, magari, ma con qualche dente in più. La voce della classe operaia americana, se volessimo fare i politologi: quella che ha votato per… (uhm, forse è meglio che chiediate ai veri esperti). In ogni caso la band di Boston tocca sempre le corde giuste, a livello di testi, forte di una sana credibilità di strada punk. E prima ancora delle parole, c’è una musica semplice, orecchiabile e vibrante – ma comporre belle canzoni non è mai «semplice»! L’unico difetto di Blood è quello di ricordare un po’ troppo Sometimes I Do dei Social Distortion, gente che a sua volta ha pregato per una vita di fronte all’altare di Johnny Cash. Poco male: tutta roba buona a stelle e strisce, come la torta di mele di Nonna Papera.