Andarsene con stile. Barbara Volpi racconta l’ultima mossa prima dello scioglimento degli A Tribe Called Quest. No, non è un funerale, è una festa, visto che l’album che contiene “We the People” è andato al numero uno della classifica americana.
Il ritorno di questo gruppo di culto dell’hip-hop americano, a diciott’anni dall’ultimo album, è azzoppato dalla morte di Phife Dawg avvenuta in marzo per complicanze legate al diabete. We the People ha il calore umano che ha sempre contraddistinto gli A Tribe Called Quest dai colleghi old school e dalla loro violenza verbale. Le rime esprimono una consapevolezza che nel tempo si è fatta ancora più lucida e attuale, come se dal 1985 (anno della loro formazione) ad oggi nulla fosse cambiato: «Tutti voi neri, messicani, poveri, dovete andarvene. Vi odiamo musulmani e gay. Dovete andarvene». È la tradizione della poesia fatta protesta, mentre il flow scorre dalle strade del ghetto dove «i negri vivono in una boccia per pesci» per sbugiardare i media e rappresentare una voce di dissenso nei confronti dell’hip-hop mainstream. E se nell’ultimo disco We Got It from Here… Thank You 4 Your Service la band è affiancata da gente del calibro di Elton John, André 3000, Kendrick Lamar, Jack White, Talib Kweli e Busta Rhymes un motivo ci sarà pure.