I TDCC hanno una caratteristica quasi unica che li rende interessanti e, lo diciamo con una piccola meschina punta di sadismo, divertenti loro malgrado: sono l’unico gruppo del Regno Unito (per di più indie) che la stampa specializzata locale, di norma allineata alle esigenze dell’industria locale, prenda a pallate in luogo di esaltarli come meravigliosa, irrinunciabile Next Big Thing. Qualsiasi incoerenza e sospetto di ammicco o furberia viene loro rinfacciata con gelida severità rispetto ad altre band di maggior successo (e maggior compromesso) nelle quali sono non solo tollerate, ma persino accolte con febbrile interesse. I loro seguaci, scoraggiati, iniziano a diradarsi, ma in questo brano che dà il titolo al loro terzo album i glamourosi nordirlandesi offrono un saggio ineccepibile di quel rock venato di sintetizzatori 80s che è da tempo una delle strade più testardamente percorse dalle rock band in cerca di appigli per rimanere a galla nell’epoca del pop. Avvertenza: il video è a 360 gradi, se non avete familiarità sappiate che potete portare il mouse sulle freccine in alto a sinistra e guardare i musicisti non inquadrati. Il nostro preferito è quello nell’angolo a sinistra che probabilmente non sta facendo niente.