Evidentemente arriva una stagione della vita in cui boh, sarà che hai appena avuto un figlio, sarà che quello che c’è in giro non ti entusiasma più come quando avevi sessantacinque anni e ti sembrava di poter dire qualcosa di fresco e nuovo — e insomma spontaneamente torni dritto a quello che facevi nel 1964. Scoprendo che se fai quello, paradossalmente, dici qualcosa di fresco e nuovo. L’eight bar blues nel 2016, Little Walter, anzi ancora prima Buddy Johnson, suoni che sanno di un’America bigotta e razzista (oh che strano), suoni rassegnati allora come oggi a non essere suonati da milioni di persone che ascoltano produzioni pulitissime e scintillanti, mentre va per la maggiore una black music così pretenziosa da arrivare più ai critici e agli intellettuali che alla gente (è successo al jazz, pensavate che non sarebbe successo mai più?). E allora, cosa possono fare dei poveri ragazzi miliardari, se non suonare in una rhythm’n’blues band, se nella Brexit London Town non c’è posto per dei rock’n’roll men?