I Taman Shud non hanno né la faccia, né il look da satanassi, eppure si definiscono «a necro-psych band». Superficialmente, la loro estetica rimandarebbe a quella specie di metal occulto abbastanza in voga nell’underground degli ultimi anni (roba che al Roadburn Festival la gente si fa crescere la barba per l’occasione, se già non la sfoggia). A noi piace immaginarli come un viaggio cattivo dei primi Pink Floyd in compagnia degli Hawkwind, con in tasca i racconti di Howard Phillips Lovecraft. Qui gli inglesi spingono che è un piacere, con quel suono di organo ossessivo e ipnotico che sembra provenire dalle viscere della Terra e un riff di chitarra ricoperto di filo spinato. Recitando il testo di Oracle War al contrario, evocherete i Grandi Antichi (no, non i Rolling Stones).