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Adia Victoria: Backwards Blues
Ci sta forse dicendo che ha iniziato a bere da quando Trump corre per la presidenza?

Gli intellettuali modello McSweeney’s, l’America degli artisti indie, i rocker con la coscienza, quelli delle canzoni contro: tutti assieme appassionatamente per contenere il temibile avanzare del mostro Trump. Stanno pubblicando una canzone al giorno, l’iniziativa si chiama 30 Songs in 30 Days, c’entrano Dave Eggars e lo Zeitgeist Artist Management, quello di Death Cab for Cutie, Bob Mould, She & Him. E sono quasi tutti pezzi inediti, scritti col candidato repubblicano nel mirino. Una delle ultime a cimentarsi in quest’esercizio è Adia Victoria, blues-rocker sudista che ama fare i conti con la coscienza, sua e collettiva. E così, in questo folk scarno e dall’aria antica, al posto di dare del demagogo al milionario e rifugiarsi dalla parte confortevole del giusto dice che l’America ha il culto della ricchezza, della celebrità, del potere, e quindi un po’ se lo merita Trump.

Adia Victoria 

↦ Leggi anche:
Adia Victoria: Stuck In The South

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