Uno è l’ex rivelazione del pianismo jazz, l’altro un trombettista avantgarde di lungo corso. Assieme graffiano la superficie levigata dei duetti strumentali con un pezzo che si presta a una doppia lettura. Ascoltato distrattamente pare elegiaco e romantico, prestando attenzione agli effetti drammatici di Iyer e all’intonazione volutamente approssimativa di Smith diventa profondo e struggente.