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Una volta alla settimana compiliamo una playlist di tracce che (secondo noi) vale davvero la pena sentire, scelte tra tutte le novità in uscita.

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... Tutte le tracce che abbiamo recensito dal 2016 ad oggi. Buon ascolto.

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A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

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Il genio di un boy tutto al femminile, uno stormo di blastbeat, una scolaresca di giapponesine votate al metallo pesante

Settimana 8 – con Emma Tricca, Subway to Sally, Stormo, Snow Ghosts, Lovebites, Kento, Constant Smiles, Krano, Boygenius, Mikkel Ploug Group.

Un supergruppo di hostess medagliate

Julien Baker, Phoebe Bridgers e Lucy Dacus, nonostante la giovane età, nel panorama indie folk sono già delle istituzioni. Quindi il loro progetto Boygenius ha tutti i crismi per essere definito un supergruppo. Dopo un promettente EP, ecco in arrivo un primo disco (nome omen) sulla lunga distanza, che, a sentire il singolo, conferma tutto il buono che ci si aspettava.

Sul fronte italico, questa settimana è una gran Babele di idiomi e intenzioni. Dal rap di Kento che cita Umberto Eco e sospetta in francese del fatto che sotto sotto un po’ fascisti lo siete eccome, al folk strampalato di Krano, che biascica un veneto così stretto che anche a Maserada sul Piave farebbero fatica a capirlo. Dalle sfuriate post-hardcore degli Stormo che rivolgono gli appetiti verso i loro simili, all’accento perfettamente british di Emma Tricca che si è trasferita a Londra e si sente.

Anche il metal viaggia senza tregua da Occidente a Oriente. I Subway to Sally ci mostrano come sarebbero i Rammstein a fine serata dopo la Gauderfest di Zell am Ziller, mentre dal Sol Levante, le Lovebites si vestono da ballo di gala ma solo per pestare sulla doppia cassa come un Tomas Haake sotto steroidi.

A completare il menu, i sogni dream pop dei Constant Smiles, l’elettronica sofisticata degli Snow Ghosts e il sax di Mark Turner, che occasionalmente trasforma il trio di Mikkel Ploug in un quartetto, per fare felici gli amanti del jazz, quello vero.

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