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Una volta alla settimana compiliamo una playlist di tracce che (secondo noi) vale davvero la pena sentire, scelte tra tutte le novità in uscita.

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... Tutte le tracce che abbiamo recensito dal 2016 ad oggi. Buon ascolto.

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A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

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I Depeche Mode alla faccia di Sanremo, i Måneskin alla faccia di Pitchfork, Young Signorino alla faccia di Mercoledì Addams

Settimana 7 – con Contrarian, Måneskin, Rozi Plain, Periphery, Depeche Mode, Thus Love, Young Signorino, Kety Fusco, End It, Alasdair Roberts.

Due è ancora una band, giusto?

E anche quest’anno Sanremo ce lo siamo scavallato senza troppe cicatrici. Con il senno di poi, se proprio dobbiamo parlarne, scegliamo due ospiti che hanno calcato il palco del Teatro Ariston in un paio di serate, tentando di portare il nazionalpopolare fuori dai confini della nazione (o forse il pop vero dentro? La questione è ancora ben lungi dall’essere risolta).

Dave Gahan e Martin Gore si rifanno (ehm) vivi a cinque anni dall’ultimo full-length e a meno di uno dalla dipartita di Andy Fletcher con un singolo – e a seguire un album – entrambi dal titolo che è tutto un programma. I Måneskin, visto che il Festivalone l’hanno già vinto, sono saliti per forza di cose su un altro livello e ora vengono recensiti su Pitchfork. Il voto è quello che prendeva mio cuggino in grammatica alle medie, ma la verità è che se un pezzo come l’ultimo brano di Damiano e compagnia ruoooockeggiante l’avessero fatto uscire gli IDLES nessuno avrebbe avuto nulla da dire. Young Signorino invece a Sanremo non ce l’hanno voluto: d’altra parte Amadeus ormai punta tutto sulla trap e il buon Paolo Caputo da Cesena quella fase l’ha già superata da un po’ – oggi trolla i darkettoni wannabe e la cosa non gli viene neppure così male.

Lato musica pesante, i Periphery ci spiegano che il djent non è un genere musicale (eppure loro continuano a suonarlo con ottimi risultati), i Contrarian provano d’altro canto a convincerci che il progressive death metal è un genere musicale, mentre gli End It picchiano duro sul tasto dell’hardcore per ribadire che no, il revival che c’è stato negli anni Novanta non era punk, era pop. Nel frattempo, dalla sperduta Brattleboro, nel Vermont, arriva forte e chiaro il grido dei Thus Love, a confermare che invece il revival post-punk di questi ultimi tempi è ben lontano dalla sua fase calante.

Per il resto, “keep calm and play folk”: Rozi Plain ridipinge la sua cameretta, Alasdair Roberts strimpella la sua chitarrina come un bardo medievale, Kety Fusco ci rivela l’esistenza dell’arpa elettrica e ci insegna che, se la sai maneggiare bene, puoi tirarci fuori robe che sembrano di Apparat.

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