Non saranno più i cattivi ragazzi di un tempo, ma Pete Doherty e soci dimostrano ancora di non saper rinunciare al loro lato bohémien e a quel bel vizio di scrivere canzoni piacevoli. Vizio che ritrova anche Ghigo Renzulli, creandosi una sua nicchia strumentale con il proprio progetto – personale e autoesplicativo fin dal nome – No.Vox. Vizio che non hanno mai perso i Laibach, a cui basta andare a rovistare nei cassetti di Donna Mårtensson per trovare conferme al riguardo. Lo stesso potremmo dire del nostro Johnny Mox, causticamente realista sia che canti in inglese o (novità questa) nella sua lingua natìa, o di Simon Bonney, che continua a prendersela comoda, ma ogni morte di papa, con i suoi Crime & the City Solution, ci delizia con dischi e canzoni difficili da scrollarsi di dosso.
Il resto è tutto un tripudio di featuring e collaborazioni più o meno (im)probabili. Rimanendo in Italia, l’electropop di Marco Testa (a.k.a. Molecola) aggiorna la propria tavolozza colorata con l’aiuto di Romi, i C’mon Tigre estendono il loro concetto di “collettivo” fino in Sudamerica contaminando i loro ritmi con la voce della cantautrice brasiliana Xênia França, e i Templezone di Giorgio Ricci coverizzano a modo loro Jean-Pierre Taïeb mettendo in luce l’ugola di Âme Maudite. Altrove, i due quasi carneadi Sadeyes e Dempsey Hope mischiano nella giusta misura teen pop e oppiacei, mentre François Bonnet e Stephen O’Malley disegnano il soundscape perfetto per un arcobaleno che illumina una vallata da sogno.