I Murder Capital fanno passi da gigante sulla strada che li porterà a diventare grandi – in tutti i sensi – e ce lo fanno capire con un pezzo che suggella con gran classe il loro (meritatissimo) successo e quello di tutta la Dublino musicale, che rimane, attualmente, una spanna sopra a tutti gli altri. Mac DeMarco invece grande, a modo suo, lo è da un po’ e a questo punto può permettersi di fare più o meno quello che gli passa per la testa, anche riesumare un vocalist italo disco come Ryan Paris, indossare camicie improbabili e improvvisare balletti, con i piedi scalzi immersi in un bagnasciuga settembrino, sulle note di un vintage pop che non ti aspetti. Discorso simile vale per quel vecchio volpone di David Tattersall che, dopo il percorso da cult band fatto con gli Wave Pictures, torna a deliziarci con un nuovo gruppo di amici a suo nome e cognome.
Numerosa e agguerrita la componente femminile, questa settimana. A guidarla la nostra Margherita Vicario, che continua a dare in giro sonori schiaffoni ben mirati travestendoli da innocue canzonette pop. La seguono Sandrushka Petrova (che prova a domare il velenoso circo avant-garde dei Descartes a Kant), Marzia Silvani (che con il suo progetto solista Marthe condisce un black primordiale con granitici riff doom), Simona Binescu (che si associa al progetto italo-francese I Woke Up Chinese per rinfrescare una certa darkwave) e Miriam Provenzale (che con i Noktva ci regala un brano allo stesso tempo ballabile ed evocativo, sempre nei confini di quel goth/post-punk che li caratterizza).
Aggiungiamo infine due estremi geograficamente agli antipodi: nella brezza del golfo, Napoleone fa il Pino Daniele del Duemila (e non gli viene nemmeno male), mentre l’ex bassista dei Christian Death, Kota, ci immerge in un’elettronica circolare sotto acido, direttamente dall’alba del Sol Levante.