Non basterebbe il famoso asteroide, per far estinguere certi esemplari dal pianeta del rock. E in fin dei conti è un bene: perché ok le giovani leve più o meno clonate, ma ricordarci da dove il tutto è iniziato – e soprattutto chi lo ha fatto iniziare – è quantomeno doveroso. E allora tanti saluti all’ennesimo (sul serio, abbiamo perso il conto) album di Mick Jagger e soci, alla proto-futuristica creatura di Al Jourgensen, al sempreverde krautpop di Andy McCluskey e Paul Humphreys.
Non che valga qualcosa di molto diverso per i Nouvelle Vague, (non più) ragazzi di una certa età che hanno imbastito una carriera sulle cover di gente più vecchia di loro e continuano su questa falsariga con una nuova loro versione di un altro pezzo di Siouxsie and the Banshees. O per Barry Gavin, deus ex machina dei Mephisto Walz, che, in occasione dell’ultimo singolo, si avvale della collaborazione dei Blue Hour.
Ma non è tutto rughe e capelli bianchi quel che luccica. Parliamo della nostra Marta Del Grandi (ormai in Belgio da un bel po’) che dopo l’ospitata con i Casino Royale torna a fare sul serio da solista, del pop venato di R’n’B di Jorja Smith, del quasi punk di John+John=JOHN o della dolce psichedelia ipnotica degli Islet.
Per finire, tutti in ginocchio con le mani verso il cielo, per ringraziare Nostro Signore insieme a Kristin Hayter, una volta LINGUA IGNOTA, ora novella reverenda alle prese con un gospel ieratico, vibrante e consunto.