Duran Duran l’abbiamo già detto? Gli (ormai ex) Wild Boys sono di nuovo in pista con un progetto a dir poco paraculo: prevalentemente cover, qualche nuova versione di brani già pubblicati e una manciata di inediti. Coincidenza (o no?) vuole che, contemporaneamente, anche qualcun altro – viceversa – abbia fatto uscire una cover di uno dei pezzi più famosi degli (ormai ex) ragazzi di Birmingham: Tiffany Trezzo, a.k.a. Miss Trezz, producer, make up artist, cantante e chi più ne ha più ne metta, a patto di rimanere dentro un certo electropop vagamente industrial goth ma sempre fashion friendly.
Mica come Daniel Lopatin, che – dietro il nome di Oneohtrix Point Never – continua a rifuggire (con la sua, di electro) anche il minimo odore sia di pop che di friendly. E sempre sia lodato per questo. O come Sufjan Stevens, affaticato a parole, ma mai davvero stanco di tirar fuori piccole gemme che il pop lo carezzano garbatamente, senza malcelata insistenza. Quello che d’altra parte fa Margaret Glaspy all’indie rock al femminile, coscientemente persa nella sua relazione (ir)risolta tra voce e chitarra.
Il resto è roba vagamente più pesante: il post-punk più punk che post dei Coach Party, il djent sghembo e progressivo degli Earthside, e l’oscurità malvagia dei Symbolism, supergruppo che, alla faccia dei nostalgici, prova a rinnovarsi, pezzo dopo pezzo.
Dall’Italia, infine, Alessio EDY Grasso torna a deliziarci con un talking blues urbano, quasi rap, mentre Chiara D’Anzieri (ormai americana d’adozione dopo aver sposato Ron Gallo) ci manda una cartolina dall’altra parte dell’oceano: poche parole, suoni scarni, e un giro armonico che dire killer è poco.