A un certo punto della sua carriera, qualcuno prendeva in giro Courtney Barnett per il suo essere eccessivamente logorroica nei testi e nei titoli dei suoi album. Chissà cosa direbbero oggi, di fronte a una colonna sonora, interamente strumentale. Forse sottolineerebbero che il film è comunque tutto incentrato su se stessa, ma tant’è. Un lungometraggio, appunto, servirebbe proprio per raccontare la carriera di Kristin Hersh, prima con le Throwing Muses e poi in solitaria, tra molti alti (aggiungere alla lista questo ultimo singolo, please) e rarissimi, fisiologici bassi. Molto sofferta, invece, l’uscita della clip che avrebbe dovuto accompagnare la title track del disco di Sharon Kovacs, ma sai com’è: c’era di mezzo Till Lindemann e il ragazzone recentemente ha combinato un bel casino.
Parlando di release ritardate, menzione d’obbligo poi per i Brad di Stone Gossard. Cosa è successo? Pezzi già pronti nel 2019, poi la morte improvvisa di Shawn Smith e a seguire una pandemia mondiale. Giustificati.
Uno che invece non sembra avere alcun problema a pubblicare roba (anzi, l’esatto contrario) è John Dwyer. La sua band ora si chiama Osees e fa anarco-punk. Ma già tra dieci minuti tutto potrebbe cambiare. Sia il nome, che il genere. E nel frattempo anche la lista della discografia della band essersi allungata, s’intende.
Il resto è coldwave parecchio spruzzata di dark-electro (vedi alla voce Instant Lake e Vandal Moon), hip hop di qualità eccelsa (Killer Mike che se la spassa con Mozzy e Lena Byrd Miles), shoegaze estivo che sfiora l’indie pop (Slow Pulp) e quel qualcosa di indefinibile che unisce Lugano al Canada attraverso una lunga fila di batteristi dietro il nome di Peter Kernel.