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Una volta alla settimana compiliamo una playlist di tracce che (secondo noi) vale davvero la pena sentire, scelte tra tutte le novità in uscita.

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... Tutte le tracce che abbiamo recensito dal 2016 ad oggi. Buon ascolto.

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A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

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Progetti paralleli come gli Smile o i 3rd Secret e vecchie conoscenze come Slowdive e Alice Cooper

Settimana 28 – con The Smile, Alice Cooper, Slowdive, 3rd Secret, Velvet Serenade, Cornelius, Bombay Bicycle Club, Grand Drifter, Wear Sunglasses for Apocalypse, Alessandro Grassini & Matteo Lotti.

2 + 1 = Uno? Nessuno? Centomila?

Un qualunque side project trova la sua ragione d’essere nel momento esatto in cui riesce a rivelarsi come qualcosa di diverso da un mero prodotto derivativo. Allo stesso modo, il concetto di supergruppo lascia il tempo che trova se la somma degli addendi non risulta almeno un infinitesimo superiore a quella che la matematica suggerirebbe. Due esempi lampanti (in positivo), questa settimana: gli Smile, costola dei Radiohead che ormai vive di vita propria senza il minimo imbarazzo, e i 3rd Secret, che guardano oltre Seattle in direzione Fatima, miracolosamente capaci di scrivere un nuovo capitolo della saga grunge, al di là delle singole esperienze con Soundgarden, Nirvana e Pearl Jam. Che dire poi dello strano trio Ranaldo + Comelade + Prats? Si fanno chiamare Velvet Serenade e a modo loro si prendono la briga di omaggiare Lou Reed, i Velvet Underground e Nico.

Ma, anche senza andare a cercare colleghi famosi a cui proporre nuove strabilianti collaborazioni, se un ritorno è fatto in grande stile, all’insegna del talento e soprattutto dell’onestà intellettuale e della coerenza con se stessi, massimo rispetto. È il caso degli Slowdive, che continuano a guardarsi le scarpe con la consueta classe fuori dal tempo, di Vincent Damon Furnier, che non smette di giocare al dad rock nei panni di Alice Cooper, dei Bombay Bicycle Club, ricomparsi all’insegna di una ritrovata serenità cazzeggiante dopo una pausa di riflessione che aveva fatto temere il peggio, e di Cornelius, pioniere dello shibuya-kei, che dal Sol Levante chiama in causa George Harrison per ricordare lo scomparso Yukihiro Takahashi.

Il resto è Italia e dintorni. Andrea Calvo, sotto lo pseudonimo di Grand Drifter, ci regala caramello pop folk dal gusto inconfondibile. Gli Wear Sunglasses for Apocalypse ci avvolgono in una cappa gelida di dieci minuti di post-rock strumentale. Alessandro Grassini chiama Matteo Lotti per farsi aiutare a completare il suo manifesto di disillusione — sempre e comunque senza arrendersi, s’intende.

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