Più metal del solito, questa settimana. Ma non solo, ovviamente.
Revisionismo con gusto, innanzitutto. Dalla Svizzera le Burning Witches omaggiano i Judas Priest e gli Iron Maiden senza quasi modificare la formula classica e tanto basta per scatenare la Bestia che è in noi. I norvegesi Kvelertak invece si fermano a metà tra Thin Lizzy e Mayhem e il risultato sa di arena rock anni ‘70, ma anche no. Zona Sabbath, però con il piffero, anche per la ricetta occulta dei Blood Ceremony, mentre i Cattle Decapitation saccheggiano le periferie più estreme del genere lasciandosi dietro solo uno strascico di apocalittico death-grind.
E poi altro, dicevamo. «Il post-punk è morto, viva il post-punk!» grida Grian Chatten, momentaneamente in pausa dai suoi Fontaines D.C. per perdersi in un folk cantilenato da vero Dubliner che ben si adatta al suo vocione. Altrove, la statunitense Angel Deradoorian e la russa Kate NV provano a mettere a tacere sul nascere nuovi vagiti di guerra fredda unendosi sotto il moniker di Decisive Pink, mentre Bonjo Iyabinghi Noah torna a Bolgatanga a farsi l’ennesimo dub trip. Dal passato infine, ecco Kevin Rowland che riporta in auge i suoi Dexys Midnight Runners e – anche se invecchiando non ha più voglia né di correre né di fare le ore piccole – il suo pop è ancora foriero di sana euforia.
Per concludere, in Italia è tempo di collettivi. I torinesi SPIME.IM sperimentano con la chimica musicale e visuale, intanto che — lungo i 126 scalini che collegano Viale Glorioso a Via Dandolo a Roma — si consuma la grande ammucchiata dell’hip hop nostrano sotto forma di un’orgia molto, molto sexy.