Non potevano che essere mastro Jaz Coleman e i suoi Killing Joke a dirigere l’orchestra di una selezione settimanale più nera del solito, dove come sempre la qualità della roba da ascoltare è parecchio alta, ma da ridere c’è ben poco.
Cominciamo da casa nostra, dove Fulvio Tori e i suoi Madre del vizio cantano l’american gothic in italiano e ci danno l’antipasto del loro prossimo lavoro, che dal titolo si preannuncia all’insegna dell’allegria incontenibile: Il cimitero del pianto. Più affascinante e sperimentale il girotondo coreografato da Francesca Bono e Vittoria Burattini (per un attimo in una dimensione parallela rispetto alle rispettive band – Ofeliadorme e Massimo Volume), prevalentemente strumentale, ma anche quello dal titolo abbastanza cimiteriale: Le ossa. Che dire quindi di Giuseppe Peveri, ai più noto come Dente? Delicato ed empatico, ma sempre e comunque alle prese con un’autoterapia per far fronte a situazioni che sembrano «l’inizio della fine del mondo».
Non potevamo poi certo aspettarci palloncini colorati e coriandoli dall’ultimo singolo estratto da Engine of Hell di Emma Ruth Rundle, e men che meno da Tim Skold, qui intento a metter l’esperienza marilynmansoniana al servizio di una cover di un pezzo dei Depeche Mode che esordisce parlando di una sedicenne indaffarata a tagliarsi le vene senza troppo successo. Figuriamoci infine dalla band di Ronnie James Dio che torna dal regno dei morti senza Dio stesso, o dagli Isole che anelano a fare la fine di Achab mentre veleggiano epicamente tra le acque agitate con sadismo da Re Odino, in cerca di balene o qualunque cosa un grosso cetaceo possa significare per degli svedesi.
Fortuna che ci sono i Furious Fossils, che pur venendo dalla Norvegia pensano più ad ascoltare gli Psychedelic Furs e gli Smiths con fare scanzonato che a bruciare le chiese, e le Hello Mary, pronte a rendere di nuovo croccante al morso l’indie rock in arrivo dalla Grande Mela.