Un bentornata a Leslie Feist, che ritroviamo dopo sei anni di quasi silenzio, a confrontarsi con i suoi demoni e con la necessità di incarnare diverse parti di sé, provando comunque a conservare un’orgogliosa coerenza di fondo. E un benvenuta a Ísadóra (per gli amici Doa) figlia d’arte nel vero senso della parola, perché di arte a tutto campo dobbiamo parlare quando abbiamo a che fare con la benedetta prole di tale Björk.
Per il resto, inaspettate sorprese e confortanti conferme, questa settimana. Inseriamo nella prima categoria Noel Heroux, che rimette insieme i pezzi degli Hooray for Earth e va a ripescare un inedito vecchio più di dieci anni, come a riprendere un discorso mai interrotto sul serio. Ma anche i Lynch., che fanno gli occhi a mandorla al glam rock e lo chiamano visual kei, o i Pozi, con il loro post-punk a cavallo di violino. Nella seconda, anche se giovanissimi, troviamo i Geese, che non sembrano farsi spaventare dalla prova del fantomatico secondo album (ma anzi alzano la posta e si candidano a veri enfants prodiges del nuovo rock made in USA), i Belgrado, che dalla Spagna guardano fissi a nord-est in direzione Xmal Deutschland, e gli Enslaved, ancora ben lungi dal tornare a casa, persi nel loro infinito viaggio di ricerca metallico-progressiva.
In Italia infine, per una volta risparmiamo benzina e ci limitiamo a fare un giro per la provincia di Torino, con Ramon Moro che fa della calima una sinfonia per tromba, elettronica e voce, e il goth rock old school dei Burning Gates, sempre più maturo e consapevole.